Buongiorno, è venerdì 3 febbraio, io sono Antonio Roma e questa è ‘Na tazzulella ‘e café, che dovrebbe somigliare ad una rassegna stampa settimanale, ma che poi, nel concreto, lo è stata solo nel 2022.
Oggi mi piacerebbe condividere con voi non una storia, ma una parola…
A chi ci si accosta in maniera superficiale può sembrare il contrario dell’agire, della disponibilità e predisposizione al disordine, all’incontro, alla scoperta.
Ma è in errore chiunque voglia accostare l’esperienza indagatoria della Restanza all’immobilità, alla scelta di non incontrare l’altro e di non fare i conti con le ombre che nutrono il nostro alter ego.
Esiste una maniera spaesante di Restare, ancora più scioccante della ricerca, insicura e spasmodica degli altrove.
Restanza è parola avvincente, densa di Bellezza. Evoca frantumazioni di tempi e di luoghi, lacerazioni e dispersioni individuali e collettive, partenze, fughe, ritorni, abbandoni, perdite, rinascite. È una commistione felice tra Nóstos, ritorno, e Àlgos, dolore”.
Nostalgia e malinconia, speranza e rimpianto sono calce di una concreta, contemporanea erranza, che appartiene in modo tangibile anche a chi è rimasto.
Nella vita di gente se ne incontra molta e ho imparato una cosa: siamo tutti sempre il raccolto della semina. La semina degli altri per noi e la nostra semina insieme costruiscono la nostra identità, il raccolto. E il raccolto è un contenitore, accanto ai frutti, che mostreranno sulla propria pelle i segni del tempo e delle intemperie, ferite cicatrizzate che non tolgono succo né inquinano il gusto, ma che ci sono e di fronte alle quali non tutti reagiscono e reagiamo allo stesso modo. Accanto ai frutti quasi sicuramente ci saranno poi delle erbacce e qualche ramo.
In conclusione, la Restanza è una condizione. Può diventare un modo di essere, una vocazione, senza boria, senza compiacimento, senza angustia e chiusure, con un’attitudine all’inquietudine e all’interrogazione. Restanza significa vivere l’esperienza Autentica dell’essere voce fuori dal coro.
Siate sempre voci fuori dal coro, di coralità ce n'è davvero troppa in giro!
Ce verimm, stàteve buòno!