Buongiorno, è venerdì 19 maggio, io sono Antonio Roma e questa è ‘Na tazzulella ‘e café, che dovrebbe somigliare ad una rassegna stampa settimanale, ma che poi, nel concreto, lo è stata solo nel 2022.
L’articolo di oggi prevede una colazione letteraria in Festa del Perdono, Milano, ma che significa? Significa che oggi, 19 maggio 2023, esce il mio romanzo “Festa del Perdono”, edito da Infinito edizioni, ed Alice Ponti mi ha posto alcune domande per raccontarlo.
Festa del Perdono affonda le radici in una presa di coscienza.
Mi spiego meglio: durante il lockdown mi sono trovato a rileggere, dopo anni, Ask The Dust (in italiano Chiedi alla polvere) di John Fante, e non ho potuto fare a meno di trovare delle analogie tra il suo Arturo Bandini e un Arturo, il mio, che stavo in quel momento soltanto abbozzando per una sceneggiatura teatrale diventata poi altro, ovvero questo romanzo.
C’è dunque un legame, un filo sottile e trasparente agli occhi degli altri, che unisce l’Arturo di Fante e il mio, entrambi protagonisti procrastinatori di una vita filtrata da un abito di scontentezza, una vita nella quale la Testimonianza non ha modo di prescindere dalla scrittura. Ma le analogie mi piace pensare ci siano anche tra Fante e me. John era figlio di Nicola Fante, un immigrato italiano originario di Torricella Peligna, o come lo chiamavano a Denver (in Colorado), “a fucking italian man”; Antonio Roma, mio nonno, che era invece arrivato a Torino nel secondo dopoguerra da Montegiordano, trovava solo cartelli con su scritto “Non si affitta ai meridionali”.
I meridionali a cui non affittare casa sono poi diventati, come ben sappiamo, gli albanesi prima e gente con un colore della pelle o un credo diverso dal nostro poi.
Il protagonista di Festa del Perdono si confronta pertanto con questo sostrato, nel quale ha le radici, ma vive nella Milano e nell’Italia di oggi, dove abitare costa troppo e se di mestiere fai l’insegnante del liceo a tempo determinato ti chiamano “supplente” e lo stipendio non sai mai quando ti verrà pagato.
Il protagonista di Festa del Perdono appartiene a una generazione, la mia, che, spaesata ma resiliente, insegue Utopie con la speranza si facciano concrete, ma con il timore che se ciò avvenisse troppo presto questa Italia sarebbe ancora inadeguata ad accoglierle e ne spezzerebbe i petali.
Ho sempre letto molto, anche negli anni dell’adolescenza, e, dopo qualche tempo, quando ho iniziato ad avvertire l’urgenza di condividere pensieri e sensazioni, ho scelto di farlo nel solo modo che sentivo per me essere spontaneo: la scrittura.
Tra i legami più stretti della mia vita figurano fotografi, musicisti, profumieri: ognuna di queste personalità riesce, per l’appunto, a descrivere che cosa accade nella propria vita in un modo unico e personale. Per me è lo stesso.
Da mia madre ho imparato la tenacia delle parole Resilienza ed Empatia; mio padre mi ha invece educato al Mediterraneo e alla Memoria. Di mio ci ho messo la scrittura, la voce e una scelta non sempre convenzionale: le maiuscole (che indispettiscono sempre qualche hater con uno smodato attaccamento per quel 9 alle elementari nella verifica di Analisi Grammaticale).
La scrittura, quindi, è sempre stata il solo punto di partenza possibile per me.
Era giovedì 24 novembre 2022, mancavano pochi giorni alla consegna di Festa del Perdono. Sono le 9 del mattino, c’è un sole lento, la moka scalpita sul fuoco e la tazzina è in spasmodica attesa. Metto un vinile e American IV: The Man Comes Around del buon vecchio Jhonny Cash introduce la giornata che, salvo colpi di scena, mi dico, si modellerà sulla scrittura…
Ma molte e molte ore dopo mi trovo con un foglio bianco a cercare sulla Treccani un verbo, del quale conoscevo troppo bene il significato e al quale sono davvero molto affezionato, con il quale posso dire di avere quasi un legame viscerale, come quello tra madre e figlio.
Il verbo è procrastinare. Citando la Treccani: “dal latino procrastinare, derivato di crastĭnus, aggettivo di cras, domani, significa differire, rinviare da un giorno a un altro, dall’oggi al domani, allo scopo di guadagnare tempo o addirittura con l’intenzione di non fare quello che si dovrebbe.”
La storia in testa ce l’ho e le parole non mi sono mai mancate, scrivo ogni giorno o quasi su questo stramaledetto blog, il che significa che ho un’attitudine alla scrittura, un’abitudine…
Attraverso queste 3 domande vi ho raccontato un po’ di Festa del Perdono. Il romanzo è disponibile da oggi in libreria e su tutti i principali store online.
Ce verimm, stàteve buòno!