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Tra il blanco e il nero

di Antonio Roma10/02/23
Categoria: Tag:none
Tempo di lettura 2 minuti

Buongiorno, è venerdì 10 febbraio, io sono Antonio Roma e questa è 'Na tazzulella ‘e café, che dovrebbe somigliare ad una rassegna stampa settimanale, ma che poi, nel concreto, lo è stata solo nel 2022. Nel 2023 somiglia più ad un editoriale.

Oggi sono un momento in difficoltà e lo sono perché ho sempre creduto che il blog di Educare alla Bellezza, Trame, meritasse, a prescindere da quale fosse il mio stato d’animo un’analisi attenta e lucida dei fatti, dell’attualità. Ho sempre tenuto fuori, alla larga dalla scrittura per questo blog, del quale sono innamorato, il mio mood perché mutevole, volubile. Oggi però faccio fatica perché sono stanco, stanco degli entusiasmi facili, immotivati, scontati che si alimentano di continuo in questo Paese.

Ieri sera ero a Milano ad un concerto notevole, di Bella gente che racconta Belle storie suonando strumenti veri (non il MacBook). Non entrerò nel merito del dove e del chi ho avuto il privilegio di ascoltare. Entrerò invece nel merito del come è stata gestita la serata da chi l’ha organizzata. In un luogo che si professa accogliente e culturale, l’accoglienza si è tradotta nel relegare la cultura in una sala e la birra nell’altra. Lungi da me fare polemica, ma se gestisci uno spazio che si professa culturale non dovresti avere come obiettivo quello di stimolare la tua gente, quella che ci mette piede, a conoscere ciò che metti in programmazione?

Ora, qualcuno leggendo potrebbe pensare che io stia facendo una polemica senza capo né coda, ma non è così. Io sono un autore, attore e regista di Teatro Civile. Per pochi soldi, quasi sempre a percentuale, porto nei teatri italiani i miei monologhi, figli di Testimonianze accolte con Empatia e Rispetto. Lo faccio perché credo che una società senza cultura e senza Memoria sia una società smarrita, una società nella quale attecchiscono gli ismi e le mafie. Sono pochi i teatri che credono davvero in ciò che facciamo e che ci mettono a disposizione il loro spazio, molto spesso però ci trattano come fossimo affittuari, i Direttori Artistici (le cui capacità spesso non vanno oltre una gestione economica del teatro perché le fondamenta dell’Arte dovrebbero essere passione e studio e spesso questa gente è manchevole di entrambe) non si presentano nemmeno la sera del monologo.

Conclusione: ci entusiasmiamo continuamente per gente che non solo non ha alcuna competenza artistica, ma che calca palchi importanti, interagendo con il pubblico facendo strafalcioni su strafalcioni, sbagliando i congiuntivi e mettendo la preposizione a ovunque non ce ne sia bisogno, perché ci somigliano, perché la mediocrità è facilmente fruibile e comprensibile.

Ora, nessuno dice che il monologo di Teatro Civile o la musica che differisce dalla moda debbano trovare spazio in televisione perché non è ciò che chiedono ma che almeno quelle poche, sporadiche, realtà che si ergono a luoghi di cultura, di dialogo e dissenso, facciano, quando accettano tu vada in scena lì, del loro meglio perché quell’occasione non sia un’occasione persa, una serata con l’amaro in bocca perché alla lunga ciò non fa che rimpolpare le fila di chi vuole mettere a tacere la verità.

Ce verimm, stàteve buòno!

Scritto da

Antonio Roma

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