Annie Leibovitz è una fotografa statunitense autrice di alcuni fra gli scatti più conosciuti al mondo.
La Leibovitz è considerata da molti come una popstar della fotografia perché ha saputo reinventarsi in modi diversi rimanendo sempre sulla cima della notorietà.
Nasce nell’ottobre del ‘49 in Connecticut. La vena artistica le viene trasmessa dalla madre, istruttrice di danza e ballerina. Fin dal liceo è molto interessata al mondo della musica e del teatro motivo per cui decide poi di iscriversi al San Francisco Art Institute e studiare pittura.
E’ in quel periodo che entra in contatto con i lavori di Robert Frank e Henri Cartier Bresson e i loro scatti, insieme al suo primo workshop di fotografia, la attraggono verso il mondo degli obbiettivi.
Decide quindi di cambiare il suo indirizzo di studio, virando verso la fotografia. Spesso siamo abituati a sentire storie di celebri fotografi che raccontano di aver iniziato a scattare un po’ per caso, la Leibovitz invece voleva fare la fotografa e ha studiato per diventarla.
Il suo primo importante lavoro con la fotografia inizia grazie alla rivista Rolling Stones della quale, dopo soli 3 anni, viene nominata capo della fotografia. Occupò questa posizione per 10 anni, fino a quando non decise di cambiare ambiente lavorativo.
Come primo lavoro rilevante per la rivista le venne chiesto di seguire la band Rolling Stones durante il loro tour del 1975. E’ in questa occasione che la Leibovitz realizza a il famoso scatto del frontman Mick Jagger in accappatoio e con solo un telo sui capelli bagnati.
Non mi stanco mai di guardare: ovunque volga lo sguardo, vedo istanti da incorniciare. Le foto di famiglia o gli incarichi di lavoro non fanno differenza per me. Non ho due vite, la mia vita è una sola.
Un fotografo ha solamente due modi per riuscire a ritrarre persone famose:
E’ proprio questa la modalità impiegata dalla Leibovitz. Avere a proprio sostegno il nome di magazine rende estremamente più facile raggiungere obiettivi inimmaginabili in tempi brevi ma nasconde anche un’insidia: spesso le immagini vengono ricondotte semplicemente alla rivista e non al singolo fotografo che si è occupato degli scatti.
Sono molti gli scatti firmati Annie Leibovitz famosi e conosciuti su larga scala, ma non sempre tutti sanno quale sia la vera firma dietro a quell’immagine tanto familiare.
E’ il caso ad esempio della preziosissima ultima fotografia fatta a John Lennon poche ore del suo omicidio. La fotografa e Lennon avevano programmato una sessione fotografica per scattare una foto da copertina per Rolling Stones. Inizialmente l’idea prevedeva solo Lennon ma fu proprio lui ad insistere affinché hè venisse ritratta anche Yoko Ono.
La forza dello scatto risiede nella semplicità di lettura dell’immagine. Yoko e John sono entrambi distesi a terra: lei riposa sulla schiena, mentre lui, completamente nudo, la stringe rimanendo in posizione fetale. John sta baciando Yoko sulla guancia ma l’espressione sul volto della donna risulta apatica, distaccata, fredda, il suo sguardo è teso e punta verso il vuoto. La forza affettiva di Lennon si scontra con la posa anaffettiva di Yoko Ono. Ecco che attraverso un solo scatto fatto di contrasti la Leibovitz rappresenta visivamente la relazione dei due secondo l’opinione pubblica: un Lennon traditore che si è allontanato dai Beatles a causa della donna.
Un altro scatto targato Leibovitz che suscitò moltissimo scalpore venne utilizzato per la copertina del numero di agosto del 1991 di Vanity Fair.
In copertina c’è l’attrice Demi Moore, incinta di sette mesi, completamente nuda. Un braccio copre il seno, l’altro abbraccia la pancia. La donna appare con sguardo fiero, fisso oltre la macchina fotografica ed incorniciato dai capelli corti. Trasmette serenità e protezione.
Oggi un’immagine simile si mimetizzerebbe con tante altre, ma all’epoca generò moltissimo scalpore. Molte edicole si rifiutarono di vendere la rivista e le poche che acconsentirono spesso la consegnavano al cliente avvolta, in modo tale che la copertina non fosse esposta. Lo scandalo nacque non tanto per la nudità, ma per il fatto che quest’ultima fosse stata applicata alla maternità.
Nonostante le critiche questo scatta ricoprì un ruolo di grande importanza. L’idea che un corpo materno potesse essere sensuale, fiero e serenamente protagonista di una copertina scosse da vicino il movimento di riappropriazione delle donne della propria fisicità.
Non è un caso inoltre che tutta la produzione dell’immagine sia stata al femminile: dalla protagonista, alla fotografa, fino ad arrivare alla editor che ne ha spinto la pubblicazione in copertina.
Ci troviamo nuovamente di fronte ad uno scatto semplice, in studio, su uno sfondo neutro che riesce però a mandare un messaggio potentissimo.
Annie ci permette di capire che anche la fotografia più studiata e statica è una forma d’arte perchè dietro ad un apparentemente semplice immagine realizzata in uno studio fotografico come tanti, con fondali neutri e luci ben posizionate, si nasconde un messaggio carico di significato. Lei si immerge nel contesto in cui deve scattare, instaura un legame con i protagonisti ed è sicuramente uno dei punti di forza più grandi della sua produzione artistica.
Illustrazione di Elena Volongo