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La capacità di essere empatici

di Giancarlo Stefanino17/04/23
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Tempo di lettura 4 minuti

 

Se cerchiamo sul dizionario il significato di empatia troveremo questa definizione:

In psicologia, in generale, la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato, prevalentemente senza ricorso alla comunicazione verbale.

Essere empatici permette di metterci nei panni degli altri, accantonando il proprio punto di vista, bensì cercando di comprendere che i sentimenti di una persona sono possibili nella situazione in cui si trova, anche se noi, nella stessa situazione, la penseremmo in modo diverso. L'empatia è ciò che utilizziamo nelle situazioni in cui ci emozioniamo in risposta a un’emozione espressa da altri, consapevoli che l’emozione in questi casi derivi dall’altro e allo stesso tempo essendo in grado di distinguere tra sé e gli altri nella regolazione emotiva.

Non tutte le persone, nonostante siano in grado di recepire l’empatia, riescono poi a mettersi nei panni dell’altro. Parliamo di empatia ‘proiettata’ quando siamo abili nel sentire e capire cosa sta accadendo all’altra persona ma, invece di intervenire adeguatamente per gestire il malessere, lo amplificano. La persona empaticamente ‘abile’ sa come agire senza diventare uno specchio che riflette e amplifica la sofferenza. Essere empatici pertanto non significa esclusivamente comprendere le emozioni altrui, ma farle proprie e sintonizzarle al proprio stato emotivo. 

 

Cosa ci rende più o meno empatici

Nonostante questa capacità abbia origini biologiche e genetiche di cui tutti disponiamo, molte persone non riescono a svilupparla; questo perché deve anche essere considerata come un processo cognitivo che va allenato e che può migliorare, una facoltà dinamica e non statica. L’allenamento ci permette infatti di gestire le nostre emozioni empatiche in maniera flessibile e consona al contesto o alla persona che ci troviamo di fronte, facendo sì di non risultare eccessivi o carenti. 

Perché una persona possa provare empatia è necessario che esistano alcune condizioni di base.

  • Imitazione motoria e neuronale. L’empatia è compromessa nelle persone che soffrono di alterazioni neurologiche. Mediante l’attivazione dei ‘neuroni specchio’ si riesce a riprodurre un'espressione corporea e facciale, che agevola metterci nei panni dell’altro.
  • Conoscere lo stato di mente dell’altra persona. Se non si comprendono l’emozioni e i pensieri altrui diventa impossibile immedesimarsi. Questa condizione ci consente di creare una rappresentazione più o meno chiara di ciò che l’altra persona sta vivendo, della situazione che sta attraversando e del suo stato affettivo.
  • Risonanza emotiva. Lo stato emotivo dell’altra persona entri in risonanza con noi, il proprio "io" viene usato per connettersi con l’altra persona, ma senza perdere di vista a chi appartengono i sentimenti di ciascuno.
  • Proiezione. La persona empatica sa mettere da parte la sue priorità per comprendere la sofferenza dell’altro in base alla sua scala dell’importanza delle cose. Una volta messa in atto la proiezione, è possibile tornare al proprio stato di mente e ricreare come ci sentiremmo se fosse successo a noi.
  • Autoregolazione emotiva. Restare senza emozioni o indifferenti non aiuta ad empatizzare. È necessario ‘emozionarsi’ cosicché l'altro possa essere compreso.
  • Educazione e ambiente sociale. L’esperienze vissute durante l’infanzia e l’adolescenza, i modelli educativi e il contesto sociale possono influire negativamente o positivamente. 

 

Psicopatologie legate alla mancanza di empatia

Possedere tratti di drammaticità e impulsività, con un’ alterazione delle relazioni interpersonali e un'incapacità di gestione delle emozioni, può in parte essere collegata alla mancanza di empatia, ovvero alla mancanza di connessione emotiva con le altre persone. Queste caratteristiche rientrano nella categoria dei disturbi della personalità del cluster B.

Disturbo narcisistico di personalità: questo disturbo si caratterizza per mancanza di empatia, l'idea grandiosa del sé e un costante bisogno di ammirazione. Proprio per la mancanza di empatia i narcisisti tendono a vedere solo sé stessi, che il loro modo di vedere le cose sia l’unico giusto e non sono in grado di riconoscere che anche altri abbiano desideri, sentimenti e bisogni.

Disturbo istrionico di personalità: questo tipo di disturbo si definisce per la bassa autostima, la necessità di sentirsi sempre al centro dell’attenzione, la disregolazione emotiva, l’utilizzo della seduzione e della provocazione con intensità e costanza. Uno degli aspetti su cui si sviluppa il trattamento di questi pazienti è quello di aumentare le abilità sociali, compreso il senso di empatia, evitando atteggiamenti troppo seducenti o provocanti. 

Disturbo Borderline di personalità: è una condizione caratterizzata da instabilità emotiva e comportamentale, una forte impulsività verso il prossimo e la paura di abbandono nelle relazioni. Alcune ricerche individuano l'assenza di empatia come uno dei problemi alla base di tale disturbo e l’alterazione dei processi neuronali differenti nella zona cerebrale adibiti ad essa.

Disturbo antisociale di personalità: si definisce principalmente nell’ inosservanza e violazione dei diritti degli altri mediante aggressività, manipolazione e mancanza di rispetto. Anche in questo caso il modo di rapportarsi agli altri è connotato dalla mancanza di consapevolezza per i sentimenti e le preoccupazioni altrui. 

 

Un impegno sociale che non ammette giudizi

Quando giudichiamo riduciamo la capacità di avvicinarci agli altri, limitandoci a un’unica e limitata conoscenza: la nostra. Essere empatici non è soltanto una capacità di aiuto per gli altri, ma anche per se stessi e per le relazioni. Chi è abile nell'empatizzare si impegna socialmente nel promuovere l'armonia tra le persone; sopravvivere infatti significa anche e soprattutto arricchirsi di dignità e rispetto, sentirsi apprezzati, liberi e parte di un tutto in cui ognuno è importante. Tuttavia non giudicare di fronte alle emozioni diventa complicato. Per quanto possibile però, nessun giudizio deve minimizzare lo stato di mente altrui se ci si vuole immedesimare. L’empatia non è quindi da considerare solo come una forma di conoscenza, ma anche come un processo cognitivo, un’abilità che può essere praticata, allenata, e in cui si può diventare esperti. L'obiettivo da porsi dovrebbe essere raggiungere una piena armonia, da un lato mettendosi nei panni degli altri al momento giusto e in maniera adeguata, ma dall'altro rimanendo comunque legati al proprio stato emotivo in modo tale da non lasciarsi modellare esclusivamente dallo stato emotivo altrui. 

Scritto da

Giancarlo Stefanino

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