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Quando si genera un'obbedienza cieca: l'esperimento di Milgram

di Giancarlo Stefanino28/05/24
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Tempo di lettura 5 minuti

Ogni volta che assistiamo a dei comportamenti che non confermano le nostre aspettative siamo portati a chiederci quale ne sia la causa. Siamo educati fin da piccoli all’obbedienza, tanto che qualcuno arriva a pensare che i propri valori siano meno importanti del rispetto di regole e convenzioni consolidate. Gli esperimenti di Stanley Milgram, condotti negli anni '60 nei laboratori dell’università di Yale, sono noti come esperimenti sulla norma dell’obbedienza. Viene ricordato come uno dei tentativi più noti e controversi nella storia della psicologia sociale poiché l'esperimento ha cercato di comprendere fino a che punto gli individui sono disposti a obbedire all'autorità, anche quando le istruzioni ricevute vanno contro i propri principi morali e causano sofferenza ad altri esseri umani. 

Scenario e obiettivo 

Milgram, psicologo sociale americano, iniziò il suo esperimento nel 1961, poco dopo il processo di Adolf Eichmann, criminale nazista, il cui comportamento venne a lungo giustificato come "obbedienza agli ordini superiori". L’obiettivo era esplorare il concetto di obbedienza e capire se persone comuni, poste in determinate circostanze, sarebbero state capaci di atti simili di crudeltà. L'esperimento coinvolse tre ruoli principali: un ‘insegnante’, ossia il soggetto sperimentale reclutato tramite annunci pubblicitari riguardanti la ricerca di volontari per uno studio sulla memoria e apprendimento, uno ‘studente’ (un complice) e uno ‘sperimentatore’ (una figura di autorità). 

Lo studente, ossia il complice dell’esperimento, sarebbe stato legato a una sedia e collegato a una macchina che avrebbe somministrato scosse elettriche. Il compito dell'insegnante era di leggere coppie di parole allo studente e poi testare la memoria. Ad ogni risposta sbagliata, l'insegnante doveva somministrare una scossa elettrica crescente in intensità, partendo da 15 volt fino a un massimo di 450 volt. Lo studente, seguendo un copione, iniziava a lamentarsi, gridare e infine simulava un collasso o silenzio totale man mano che l'intensità delle scosse aumentava. In realtà, non veniva somministrata alcuna scossa elettrica, ma l'insegnante non ne era a conoscenza. Se l'insegnante mostrava riluttanza a continuare, lo sperimentatore insisteva usando quattro incitamenti verbali: “Per favore continui”, “L’esperimento richiede che lei continui”, “È assolutamente essenziale che lei continui”, “Non ha altra scelta, deve continuare”.

L’obiettivo di Milgram era quello di osservare fino a che punto l’insegnante avrebbe accettato di somministrare le scosse elettriche allo studente anche quando quest’ultimo manifestava apertamente la volontà di porre fine al dolore provato. 

Risultati degli esperimenti

I risultati furono sorprendenti e allarmanti. L’esperimento fu condotto con 40 uomini di età compresa tra i 20 e 50 anni. Circa il 65% dei partecipanti arrivò a somministrare scosse fino al livello massimo di 450 volt, nonostante lo studente implorasse di fermarsi o smettesse di rispondere. Solo una minoranza dei partecipanti si rifiutò fermamente di obbedire alle istruzioni dello sperimentatore. L'esperimento di Milgram, nonostante ricevette numerose critiche dal punto di visto etico, rivelò quanto profondamente l'autorità possa influenzare il comportamento umano. I partecipanti, oltre a non essere informati sulle vere modalità e scopo dello studio, furono sottoposti a forte stress emotivo, credendo di aver causato dolore a un altro essere umano. Questo sollevò domande sull'impatto di indurre sofferenza psicologica nei soggetti sperimentali per il bene della ricerca scientifica. 

I risultati hanno dimostrato come le persone comuni, sotto la pressione di una figura autoritaria, possono compiere atti contrari alla loro coscienza. Questo studio ha fornito una comprensione più profonda delle dinamiche dell'obbedienza e del conformismo, evidenziando come individui ordinari possano essere portati a compiere azioni straordinarie, spesso in maniera meccanica e priva di riflessione morale.

Conclusioni a partire dai risultati dello studio

Milgram non ha soltanto rilevato fino a che punto le persone possano obbedire all’autorità, ma anche esaminato le condizioni che generano e favoriscono tale obbedienza; alcune variabili da sole non portano una persona a obbedire ciecamente a un’altra, ma la compresenza di questi fattori può generare una situazione in cui si finisce molto probabilmente a obbedire. Egli attribuisce l’aumento dell’obbedienza a quattro fattori.

  • La distanza emotiva dalla vittima. I partecipanti agivano con una maggiore obbedienza e una minore compassione quando non potevano vedere e sentire gli studenti, cioè le presunte vittime delle loro scosse elettriche. La percentuale di coloro che obbedivano allo sperimentatore sino a raggiungere l’intensità massima diminuiva quando lo studente si trovava nella stessa stanza dell’insegnante e poteva sentire le suppliche e le lamentele. Quando la situazione forza la depersonalizzazione dell'altra persona, l’empatia diminuisce e l'obbedienza facilitata. Pensando a situazioni di vita quotidiana, le persone che solitamente non sono capaci di infliggere sofferenza ad altri direttamente riescono a essere malvagie se quella persona è distante e spersonalizzata; l'esempio più immediato è quello degli 'haters' e i loro commenti sui social network.

  • La vicinanza e legittimità della vittima. Anche la presenza dell’autorità incide sull’obbedienza. Quando lo sperimentatore è fisicamente vicino, aumenta l’obbedienza del soggetto sperimentale nei confronti dell’ordine ricevuto. L’autorità deve essere percepita anche come legittima. In una variazione dell’esperimento, lo sperimentatore lasciava il laboratorio con una scusa e veniva sostituito da un secondo complice che assumeva il comando. In questa nuova condizione, l’80% degli insegnanti si rifiutò di obbedire completamente.

  • L’appartenenza dell’autorità ad un’istituzione rispettata. Secondo diverse interviste post sperimentali molti partecipanti riferirono che se non fosse stato per la reputazione dell’università di Yale, non avrebbero obbedito. Milgram provò l’esperimento in una sede ‘meno prestigiosa’ ed effettivamente la percentuale di obbedienza risultò essere più bassa rispetto allo studio originale. Quando un ricercatore esperto si presenta come il responsabile dell’esperimento, il soggetto scarica qualsiasi attribuzione di colpa sull'autorità e diventa più facile obbedire.

  • L’effetto liberatorio dell’influenza del gruppo. Se la persona condivide la stessa situazione insieme ad altri è probabile che egli possa comportarsi come non farebbe se fosse da solo. In un’altra variazione dell’esperimento, vennero affiancati all’insegnante altri due complici che durante l’esperimento si ribellarono agli ordini. Il 90% dei soggetti, di fronte a questa ribellione, decise di interrompere l’esperimento conformandosi ai ‘colleghi’.

Una visione parziale per comprendere il male

Gli esperimenti di Milgram offrono in parte una lezione su cosa intendere per male. Molto spesso tendiamo a interpretare le azioni degli altri esclusivamente come espressioni delle loro disposizioni piuttosto che originati dalla situazione in cui si trovano. Non ci si sorprende quando una persona scontrosa agisce in modo cattivo e ci si aspetta sia gentile chi invece si presenta affabile. Si presume che la crudeltà sia inflitta da persone cattive, continuando a credere che le qualità interne rivelino la persona. 

Hannah Arendt all’interno del suo libro ‘La banalità del male’ scrive:

“Eichmann non odiava gli ebrei e questo peggiora le cose, egli non aveva sentimenti. Farlo apparire un mostro gli toglie pericolosità. Se uccidi un mostro riesci ad andare a letto e dormire, perché sai che non ci sono altri mostri in giro. Ma se Eichmann rappresentava la norma, la questione si fa molto più pericolosa.

Anche le persone “normali” possono diventare malvagie sotto l’influenza di forze maligne e così cercano di costruire delle razionalizzazioni morali per le loro azioni immorali. Ciò potrebbe spiegare perché semplici soldati possano eseguire l’ordine di uccidere civili indifesi o l’ammirazione per un leader politico possa trascinare cittadini in scontri e guerre. Le persone obbediscono ciecamente poiché la pressione dei fattori sopra menzionati supera la pressione che può esercitare la coscienza personale.

Scritto da

Giancarlo Stefanino

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