Giugno, pride month.

Sarà forse la presenza dei super conservatori al governo (convinti di vivere ancora nel 1923) ad aver spinto centinaia di migliaia di persone a partecipare ai pride quest’anno.

Milano: oltre 300 000 persone;

Bari: oltre 10 000 persone;

Torino: 150 000 persone;

Roma: almeno 40 000 persone. Notevole al riguardo la figuraccia del nuovo Presidente della Regione Francesco Rocca, ex Presidente della Croce Rossa Italiana vendutosi al miglior offerente (e appena dimessosi dalla Croce Rossa Internazionale proprio per le polemiche relative al Roma Pride), lasciandosi così alle spalle anni di servizio per una magnifica realtà che ha tra i valori fondamentali neutralità e umanità, quest’ultima di certo non ascrivibile a una destra omofoba, razzista e xenofoba. Egli ha infatti deciso di revocare il patrocinio della Regione all’evento perché, come facilmente intuibile, si sarebbe manifestato a favore della gestazione per altri. “Chiedo scusa a me stesso per essere caduto nella provocazione” ha dichiarato al TG1, sfruttando quella retorica vittimistica a cui siamo ben abituati per quello schieramento politico. A poi proseguito così: “Colamarino (portavoce del Roma Pride) chieda scusa per la strumentalizzazione e la manipolazione (del patrocinio), e immediatamente lo ridaremo. Ma non c’è spazio di mediazione per l’utero in affitto. Il gay pride dovrebbe essere la festa di tutti, io mi ero raccomandato di non rivendicare posizioni che potessero essere lesive della morale comune [chi decide quale sia la morale comune? É forse solo quella che piace alla destra?]. Tutti abbiamo posizioni diverse e sensibilità da rispettare [esattamente, quindi dovrebbero farlo anche loro nei confronti di temi su cui sono schierati diversamente]. Quello che è in gioco quando si parla del Pride è la dignità di ogni essere umano e i diritti di ogni essere umano. Questo pensavo fosse l’aspetto al centro del gay pride, non una pratica che la corte di Cassazione ha definito degradante e lesiva dei diritti delle donne” (tratto da: Roma Today).

Al riguardo una breve considerazione: quello che viene volgarmente definito “utero in affitto” si chiama in realtà “gestazione per altri” (GPA) ed é una pratica che, se svolta legalmente, non sfrutta nessuno. Per motivi propagandistici ci hanno fatto pensare che le donne vengano pagate per far nascere figli che verranno poi accuditi da altre persone che, nella loro retorica, sono inevitabilmente omosessuali. Nulla di più falso. Chi decide di ricorrere a questo metodo legalmente (di solito negli Stati Uniti) segue delle procedure molto rigorose e costosissime che non ledono la dignità di alcuna persona. Le donne decidono autonomamente di svolgere questo percorso e sono seguite a livello sanitario. Si tratta di persone che hanno capito profondamente cosa sia l’amore, tanto da decidere di intraprendere un percorso che permetterà loro di dare la vita per altre famiglie, etero o omosessuali che siano*.

In un Paese in cui tutti chiedono ai giovani di fare figli, pensando che qualche assegno possa incentivare le nascite (spoiler: non funziona), vietare metodi che permetterebbero di migliorare la situazione é surreale. Ma non finisce qui: sono tantissimi i casi di genitori che non hanno potuto trascrivere l’atto di nascita dei propri figli perché entrambi dello stesso sesso. É recente la notizia che coinvolge diverse coppie tra Milano e Padova a cui il Tribunale ha negato quello che dovrebbe essere un Diritto.

Eppure non é la destra che puntualmente grida “non toccate i bambini”? Oppure anche in questo caso bisogna discriminare tra figli di serie A e quelli di serie B?

Ciò che mi sembra surreale é la decisione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha dato torto alle coppie che chiedevano di condannare l’Italia proprio perché non riconosce i loro figli nati con la GPA. Quindi se si tratta di Bernardo Provenzano, il Belpaese viene condannato per lesione della dignità umana, ma se invece si tratta di riconoscere dei bambini…

 

* Consiglio la lettura del libro “Quattro uomini e una stella” dei Papà per scelta, una coppia di uomini che hanno deciso di diventare genitori in questo modo. Libro spiazzante perché racconta le loro vite, senza risparmiare gli infiniti ostacoli che hanno dovuto superare (e purtroppo la corsa non é ancora finita) per riuscire a diventare una famiglia.

 

Foto di Yoav Hornung, Unsplash