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Migrazioni e Cambiamento Climatico

Photo by Peter Burdon on Unsplash

La relazione tra cambiamento climatico e migrazioni è meno chiara di quanto si tenda a credere. Non è infatti possibile definire il cambiamento climatico come una delle cause dirette delle migrazioni, ma piuttosto come un fenomeno che modifica i sistemi socio-economici in cui vivono le popolazioni (Foresight, 2011; pag. 9). Per questo è molto difficile distinguere i “migranti climatici/ambientali” dai “migranti economici” o da altre categorie (ibidem).

Il World Economic Forum definisce il cambiamento climatico come un “moltiplicatore di rischio” (risk multiplier) che impatta negativamente sulle vulnerabilità socio-economiche, politiche e demografiche preesistenti (Hsiang & Burke, 2014). Di conseguenza, le popolazioni più colpite sono quelle più svantaggiate che già si trovano ad affrontare difficoltà economiche, povertà (nel suo significato più ampio) ed emarginazione. Ad esempio, i cambiamenti ambientali potrebbero prosciugare i suoli di un’economia basata sull’agricoltura: di conseguenza, è probabile che l’economia rallenti e la produzione alimentare per la propria popolazione diminuisca.
Allo stesso tempo si prevede che il cambiamento climatico possa aggravare i conflitti geopolitici legati al controllo delle risorse naturali, come già accade in Africa sub-sahariana per l’acqua.

Poiché solo le persone che hanno la possibilità di migrare lasciano le proprie case, tutte le altre possono essere definite “popolazioni intrappolate” (trapped populations) (Foresight, 2011), ovvero costrette dalla propria situazione socio-economica ad affrontare le conseguenze del degrado ambientale.

Lo spostamento tra aree geografiche può verificarsi a seguito di (UNHCR, 2022):

  • Eventi improvvisi (sudden onset events), come tempeste, uragani e incendi. In questi casi le persone si spostano generalmente verso zone limitrofe con l'intenzione di ritornare al proprio luogo di origine;
  • Eventi ad insorgenza lenta (slow onset events), come siccità o variazione nella distribuzione delle precipitazioni. Siccome tali cambiamenti avvengono nel lungo periodo, sono solitamente legati alle migrazioni stagionali (come tipicamente avviene nelle economie a reddito medio-basso);
  • Conflitti legati al cambiamento climatico e/o decisioni dei governi, che potrebbero aumentare la scarsità di risorse naturali che è già alimentata dal cambiamento climatico.

Tuttavia, in tutte queste situazioni le persone tendono a spostarsi all’interno del proprio Paese, in aree meno colpite dallo stress ambientale. Ciò significa che le persone colpite dai cambiamenti climatici hanno maggiori probabilità di diventare sfollati interni (Internal Displaced People, IDPs) invece che migranti internazionali.

I dati sostengono che l’urbanizzazione sia la principale conseguenza dell’alterazione ambientale: quando le persone migrano, tendono a stabilirsi nelle megalopoli del Sud Globale. L’UNDP stima che quasi il 40% della popolazione urbana mondiale possa vivere in baraccopoli (slums), che si prevede amplificheranno le disuguaglianze socioeconomiche (Palanivel, 2017).

È importante sottolineare che dal punto di vista giuridico l’UNHCR non riconosce la categoria dei “rifugiati ambientali/climatici” poiché non esiste nel Diritto Internazionale. Secondo la Convenzione di Ginevra del 1951 (e il Protocollo del 1967), infatti, un rifugiato è “una persona che attraversa le frontiere internazionali per un fondato timore di persecuzione a causa della sua razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o opinioni politiche […]” ma non per ragioni ambientali.

Eppure il numero di sfollati interni per cause ambientali è in continua crescita: solo nel 2022 vi sono state 32.6 milioni di persone colpite da eventi climatici estremi che hanno dovuto lasciare le proprie case; si tratta del 53% di tutti gli IDPs (vs 47% degli sfollati per violenze e conflitti) e della cifra più elevata nell'ultimo decennio (IDMC, 2022).
Inoltre, non sono solo i Paesi del Sud Globale a essere colpiti dal degrado ambientale: due anni fa negli Stati Uniti 543000 persone si sono trasferite in altri territori proprio a causa del cambiamento climatico (ibidem), mentre l'Europa viene sferzata sempre più spesso da anomalie climatiche.

L'orologio del clima continua a scandire il tempo che passa, ma noi abbiamo deciso di ignorarlo.


Riferimenti:
Foresight: Migration and Global Environmental Change (2011), Final Project Report, The Government Office for Science, London.
GRID 2022: Global Report on Internal Displacement. IDMC, Geneva.
Hsiang S., Burke M. (2014). Climate conflict, and social stability: what does the evidence say?, in Climate Change, No. 123, pp. 39-55.
Palanivel, T. (2017). Rapid urbanisation: opportunities and challenges to improve the well-being of societies, UNDP.
UN General Assembly, Convention Relating to the Status of Refugees, United Nations, Treaty Series, vol. 189, p. 137, 28 July 1951.
UNHCR (2022), Global Trends Report 2021

Foto di Peter Burdon, Unsplash

Scritto da

Alessandra Dondi

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