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Umanità alla deriva

di Alessandra Dondi03/04/23
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Tempo di lettura 3 minuti
Photo by 1983 Steal-my-art on Unsplash

People are the real wealth of a nation.
United Nations Development Record, 1990

Essere un migrante è una colpa? A quanto pare sì.

Lunedì 27 marzo decine di migranti hanno perso la vita in un centro di accoglienza in Messico, nella città di Juarez (sede dell’omonimo cartello di narcotraffico di cui chiunque abbia visto Narcos Messico conosce la brutalità e la violenza). Stando alle parole del Presidente Andrés Manuel López Obrador (partito Morena), l'incendio sarebbe stato appiccato dai migranti che protestavano contro la loro imminente deportazione. "Presumiamo che abbiano saputo che sarebbero stati espulsi e che, per protesta, abbiano messo dei materassi alla porta del centro di accoglienza e abbiano dato loro fuoco, senza immaginare che questo avrebbe causato questa terribile disgrazia" (fonte: TgCom24).

Eppure dai video che circolano in rete si vedono chiaramente almeno due agenti dell’Istituto Nazionale delle Migrazioni uscire dall’edificio in fiamme bloccando le uscite. Immediatamente mi è ritornata in mente la scena del film Ad Alta Voce, in cui Hannah – ex-SS – confessa di aver causato la morte delle detenute ebree bloccate dentro una chiesa mentre questa stava bruciando a causa di un bombardamento. Il fatto che il film non si basi strettamente su una storia vera, per quanto la figura di Hannah riprenda quella di Ilse Koch, non rende questo particolare meno agghiacciante, anzi dimostra quanto la realtà sia in grado di superare la fantasia.

Il motivo che mi spinge a scrivere di questo avvenimento è un altro poiché, diciamocelo, in Italia siamo ormai assuefatti alle notizie che riportano la morte di migranti.

Ciò a cui davvero non riesco a darmi una risposta è perché l’Occidente continua ad accanirsi contro i migranti.

Partiamo dalla strage di Cutro. Senza addentrarsi nelle responsabilità di Guardia Costiera italiana e Frontex (che ricordo essere l’Agenzia Europea per la lotta alla criminalità transnazionale e quindi non strettamente addetta alle questioni migratorie), non è vero che il Governo non ha responsabilità al riguardo, come annunciato da Vespa in prima serata nel suo nuovo programma propagandistico. I vertici dell’esecutivo sono impegnati da anni in mediocri campagne politico-mediatiche volte a criminalizzare i migranti, per cui anche in assenza di leggi anti-immigratorie sono indirettamente responsabili della morte di migliaia di persone che da anni perdono la vita nel Mediterraneo e non solo delle vittime di Cutro. Inoltre la Premier si fregia di aver modificato l’Agenda politica europea, avendo fatto emergere la questione migratoria come tema internazionale. Per quanto abbia ragione sul fatto che l’Italia non possa affrontare la questione migratoria in autonomia, sta sbagliando le modalità. L’Italia non ha bisogno di aiuti per “bloccare gli scafisti”[1], che si traduce in ulteriori soldi regalati ai trafficanti turchi o libici, gli stessi che fanno partire i migranti che arrivano sulle nostre coste. Infatti è rispetivamente dal 2016 e dal 2017 che Europa e Italia finanziano con centinaia di migliaia di euro le autorità dei due Stati, evidentemente senza successo visto che le persone continuano a sbarcare. Perché allora ci ostiniamo a perseguire questa modalità? Il fatto che l’Europa non sia in grado di gestire la questione e preferisca intraprendere attività disumane, in pieno contrasto con il vero spirito europeo, ne rappresenta il fallimento, e lo dico da federalista convinta. Se si vuole veramente affrontare questo tema, bisogna rivedere il Trattato di Dublino (ne avevo parlato qui) e iniziare a investire seriamente nei Paesi del Sud Globale per migliorare le condizioni di vita di queste persone. Ciò non implica che i flussi migratori vengano arrestati, ma almeno non staremmo finanziando le macchine di tortura e di morte come facciamo attualmente. Il (la) Presidente Meloni dovrebbe interessarsi alla Tunisia per la situazione in cui versa e le conseguenze che ciò implica sui cittadini nazionali, non per “disinnescare la bomba migratoria”. Dov’è l’umanità dietro una simile retorica?

Quando sento parlare di migranti e del modo in cui noi occidentali – che ancora adesso pensiamo di rappresentare il modello più avanzato di società nel mondo – li trattiamo, mi ritorna in mente il dilemma di Hannah Arendt: una persona può compiere atti ostili senza essere malvagia? Evidentemente, per come stanno andando le cose, sì.

 

[1]Forse l’intenzione del Governo è quella di bloccare i trafficanti e non gli scafisti, poiché questi sono solo coloro che conducono l’imbarcazione. Mentre fino a qualche anno fa le due figure coincidevano, recentemente i trafficanti (le vere figure da incriminare perché sono coloro che organizzano i viaggi senza alcuna garanzia) hanno iniziato ad agire per interposta persona, ovvero possono richiedere a un migrante (sua vittima) di condurre l’imbarcazione spesso in cambio della gratuità del viaggio. Tuttavia per la Legge italiana chi conduce l’imbarcazione (scafista) è il trafficante (perché di fatto trasporta le persone stipate nell’imbarcazione), quindi soggetto a conseguenze penali. È chiaro dunque che un sistema che punti a sconfiggere solo gli scafisti è inefficiente, perché lascia intatta la fonte del problema.

 

Foto di 1983 (steal my _ _ art), Unsplash

Scritto da

Alessandra Dondi

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