Vi metto in guardia, questo è uno di quei testi in cui straparlo in maniera poco comprensibile, se non al sottoscritto, di arte o robe simili. Uno di quegli articoli che mio padre apprezza particolarmente, in cui accosto parole complesse e tendenzialmente anche un po’ fuori luogo, ad elementi vagamente artistici e mi convinco di aver maturato un pensiero critico.
Sto approfondendo l’Iliade e l’Odissea in questo periodo e, forse per età (diversa dalla prima volta in cui mi ci sono approcciato), forse per predisposizione mentale (diversa dalla prima volta in cui mi ci sono approcciato), sto notando alcuni aspetti che mi colpiscono in maniera significativa.
Innanzitutto la grande e dibattuta questione omerica. Se pensiamo a Vivian Maier (a me molto cara) e alle posizioni di Fontcuberta in merito, salta subito all’occhio un’assonanza notevole; l’importanza dell’opera prescinde dall’autore, addirittura in maniera esponenziale possiamo affermare che prescinda anche dalla veridicità, dall’immanenza, dalla reale esistenza dello stesso. Non è importante che Omero sia realmente esistito, non è fondamentale scardinare nei recessi della vita di Vivian, perché la loro (o di qualcun’altro) produzione artistica ci basta. Così com’è. E per quanto la narrazione attorno a loro ponga enfasi sulla loro figura, se l’opera non fosse ciò che è, persino la miglior narrazione non basterebbe.
Il secondo elemento a mio avviso interessante è l’incredibile contemporaneità dell’Iliade e dell’Odissea, non tanto nei contenuti, tantomeno nelle scelte linguistiche, quanto proprio nella relazione con il lettore, nella ricezione da parte di chi la fruisce. È incredibile come gli aspetti che ci affascinano dei poemi (o quantomeno quelli pensati per farlo) si portino dietro un intento assolutamente voyeristico. Ecco che ci interessa se Odisseo cede a Calipso, ci interessa chi si accaparra il pomo della discordia gettato da Eris, in che modo Penelope rifiuta i Proci. Siamo attratti, come in un qualsiasi reality, dalle vicende nella vicenda. Non voglio certo relegare i due testi più importanti della mitologia greca al palinsesto Mediaset, ma trovo caratteristico come il gossip, sotto altre vesti e con modalità differenti è sempre stato un tema centrale nelle relazioni umane. Tanto che alla domanda “Di che cosa parla l’Iliade?”, non sono più sicuro si possa rispondere soltanto “della guerra di Troia”. In tal senso, la grande valenza linguistica delle opere (forse per via del loro tramandamento orale) viene sempre sottovalutata, a favore di un senso contenutistico fin troppo elogiato.
In ultimo, i poemi sono permeati da una stratificazione morale e antropologica che opera al di sotto e che caratterizza non solo le vicende quotidiane delle opere, ma le dinamiche culturali della società fino ai giorni nostri. Due esempi sono Era, Atena e Afrodite che litigano per stabilire chi è la più bella delle tre e Odisseo bello e possente che tradisce più volte Penelope e il tutto è giustificato da Omero sia sottolineando il grande amore che lui prova per lei, sia soffermandosi sulle continue tentazioni sessuali che ha subito.
È tutto così strano se ci pensiamo, ma è tutto così contemporaneo, non tanto perché non ci siamo evoluti, ma perché semplicemente discendiamo da questa tradizione sociale, culturale, antropologica. Conviene forse porre una distanza e accorgersi che per fortuna, o purtroppo, come spesso accade, non si tratta solo di un’opera d’arte.