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La supercazzola

di Mario Roma12/10/23
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Tempo di lettura 2 minuti

Ho pensato a che cosa scrivere in questo primo articolo del nuovo anno. Potrei dirvi che ho il blocco dello scrittore, che non ho trovato il tempo, o altre mille frottole del genere, ma la verità è che non avevo idee. I rischi in questi casi sono essenzialmente due: da un parte c’è il pericolo scontato ed evidente di scrivere qualcosa di già scritto, non da altri bene inteso, bensì da sé stessi. Scrivere di qualche tematica che bene o male si è già affrontata e risultare dunque ripetitivi e noiosi.

Dall’altra parte, si presenta un problema più subdolo, meno evidente che definirei “il paradosso del giornalista”. Mi riferisco a quella necessità stringente che hanno i giornalisti, i podcaster quotidiani, comunque coloro che di mestiere sono tendenzialmente obbligati a scrivere, che li porta a dover tirar fuori un pezzo anche quando non hanno nulla da dire e non ci sono eventi o situazioni di attualità degne di nota. In questo caso, il rischio non appare subito; in qualche modo infatti, il testo viene scritto, prende corpo e sul momento sembra anche qualcosa di dignitoso, salvo renderci conto, ad una lettura più attenta, che ciò che abbiamo prodotto non solo non aggiunge nulla a quanto già detto e risulta privo di qualsivoglia spunto interessante, ma ancor di più, ci fa precipitare nel rischio numero uno, quello citato precedentemente, la ripetizione.

Ora, direte voi, possibile che con tutte le notizie rilevanti che ci sono ogni giorno, non sono riuscito a prenderne una e commentarla, dando magari la mia versione dei fatti?

Sì, è proprio così. Faccio fatica a scrivere e parlare di attualità, soprattutto se questa non mi piace. L’attualità richiede nozioni da sapere e io, onestamente ho costruito il mio intero percorso di studi e la composizione del mio vacillante sapere, sulla totale noncuranza delle nozioni. Ho cercato, forse inutilmente, di allenare il mio pensiero critico, con buona pace di coloro che mi stanno intorno, che quotidianamente si trovano ad elaborare risposte gentili contro il volere del propio istinto, per accogliere le mie dissertazioni e il mio delirio etico giudicante d’onnipotenza.

Non posso nemmeno scrivere di arte, che è quello che ho sempre fatto in questa rubrica, perché è necessario, per far ciò, distaccarsi con lucidità dall’oggetto in questione ed io in questo momento non sono né lucido, né distaccato.

Vi ho dato un po’ di tregua, ho scritto del mio caos e spero non ci abbiate capito nulla, così di certo non avrò scritto un testo di senso compiuto, ma quantomeno non vi avrò lasciati indifferenti. Aspettando Novembre, lasciando che la confusione sedimenti, aspettando la pioggia plasmando i sogni, costruendo un presente più attivo.

Scritto da

Mario Roma

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