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Caro Eduardo

di Mario Roma21/12/22
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Tempo di lettura 2 minuti

Nei giorni scorsi ho fatto il Presepe, lo faccio tutti gli anni e ci metto impegno. Le casette, l'erba, i pastori, ci tengo insomma, non tanto per abitudine, solo perché arriva Natale, ma perché ritrovo un rinnovato piacere tutte le volte che mi metto lì con le forbici, lo scotch e le montagne di carta. L'idea di Natale di Eduardo ha sicuramente giocato un ruolo prezioso in tal senso e mi ha permesso di investire di ironia anche un momento così.

Alla fine del lavoro, ho ricevuto alcune contestazioni in merito alla scelta di un cielo stellato, di quelli chiaramente "finti", con le stelle a 5 punte, di varie dimensioni, invece che uno più verosimile, che ricordasse vagamente elementi naturali reali.

Di seguito la mia obiezione.

Il Presepe è, a mio parere, il frutto di una sorta di Obversione, vale a dire di un doppio ribaltamento, di un rovesciamento del rovesciamento, di un secondo livello di narrazione. Questo perché arriva a noi, tramite testi sacri, tramite una narrazione carica di valore spirituale per chi crede, che ci permette di figurarci un'immagine che andiamo poi a trasmutare in un'iconografia di un certo tipo. Se, quindi, il racconto di ciò che il Presepe rappresenta è il primo livello di narrazione, la sua concretizzazione mediante casette di cartapesta e erba sintetica sancisce il secondo livello, una stratificazione rispetto al primo, un duplice ribaltamento, dove per ribaltamento intendiamo passaggio di stato, un'astrazione che si fa materia. Ecco perciò, che proprio in questo passaggio è necessario che gli elementi rimandino a quell'astrazione, a quel primo livello, alla narrazione che conosciamo e, l'unico modo che abbiamo, al netto della spiritualità che ognuno di noi ci vede e percepisce, è quello di costruirlo con elementi dalla valenza allegorica. Noi non c'eravamo con il corpo e tutto ciò che possiamo fare è sentirci legati da un trasporto differente, che ci permetta di osservarlo e non soffermarci sulla colla che tiene saldi i piedi del pastorello, bensì su ciò che questa rappresentazione, rappresenta. Ecco ancora il duplice livello.

Forse sto solo giustificando un Presepe che non ho fatto molto bene e che necessitava di un cielo differente, più reale, ma tant'è.

 

Scritto da

Mario Roma

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