Mehdi era un giovane uomo iraniano che aveva studiato Farmacia a Bologna ma, dopo la morte di sua madre avvenuta due anni fa, aveva deciso di ritornare in Iran. Recentemente si era unito alle proteste in supporto al movimento Donna-Vita-Libertà, per cui venne imprigionato dagli agenti del governo.
Dopo il suo rilascio aveva registrato un video in italiano rivolgendosi all’Ambasciatore italiano in Iran, Giuseppe Perrone. Descriveva le torture e le sofferenze subite mentre era in carcere. Appena pubblicato il video, venne arrestato nuovamente e ucciso tramite torture mentre si trovava sotto custodia.
Noi, popolo iraniano, vogliamo sapere perché l’Ambasciatore italiano rimane in silenzio mentre la Repubblica Islamica commette crimini contro il proprio popolo. Il vostro silenzio supporta la tirannia contro gli innocenti.
#MahsaAmini
#mehdizarehashkzari

Queste sono le parole (tradotte) inviate da migliaia di giovani iraniani a diversi giornalisti italiani a seguito dell’esecuzione di Mehdi Zare Ashkzari, un giovane iraniano che aveva studiato all’Alma Mater di Bologna.
Mehdi è l’ennesima vittima di un regime autoritario che disprezza i Diritti Umani macchiandosi le mani del sangue dei propri connazionali.
Nei giorni scorsi il Ministro degli Esteri Tajani aveva convocato l’ambasciatore iraniano in Italia affinché riportasse al proprio Governo la richiesta di sospensione delle esecuzioni capitali, la fine della repressione violenta delle proteste e l’apertura di un dialogo con i manifestanti. La riposta di Teheran, che a sua volta ha convocato il nostro Ambasciatore in Iran, é stata: “basta ingerenze”.

L’Iran purtroppo non è il solo a macchiarsi di tali crimini.

Uno splendido Paese perennemente dimenticato, tranne che per i tristi eventi dell’agosto 2021, è l’Afghanistan. Con la ripresa del potere da parte dei Talebani le condizioni di vita delle donne sono drasticamente precipitate. La loro esclusione dalla vita pubblica e il divieto di istruirsi, cui si aggiunge l’impossibilità di lavorare, stanno intaccando la vita di tutti gli afghani. L’ONU ha addirittura dovuto annunciare il blocco di alcune attività umanitarie proprio a causa di mancanza di personale femminile. Le conseguenze sono drammatiche: come si legge in un report dell’ISPI, “il paese è infatti altamente dipendente dal lavoro delle associazioni umanitarie, sia per i servizi offerti sia per l’occupazione creata dalle stesse. I Talebani stanno quindi preferendo un regime di apartheid di genere a scapito delle stesse economia e società afghane, in una rigida applicazione della sharia. Il divieto arriva infatti in un momento in cui il paese attraversa una grave crisi alimentare: secondo le Nazioni Unite, 23 milioni di afghani sono a rischio di insufficienza alimentare, mentre il 97% della popolazione vive in povertà”.

I dati pubblicati da Freedom House, un’organizzazione senza scopo di lucro che svolge ricerche su Democrazia, Libertà politica e Diritti Umani, mostrano una tendenza globale verso l’autocratizzazione.
Noi che viviamo nella parte libera e democratica del mondo abbiamo il dovere di sostenere chi subisce repressioni e violenze attraverso l’informazione (attenzione dunque alle fake news, come quella sull’abolizione della Polizia morale iraniana forse divulgata appositamente da Teheran per apparire meno violento agli occhi internazionali), e la divulgazione di tali notizie.
Purtroppo non ci sono altre modalità di intervento, se non le condanne da parte dei nostri Rappresentanti del Governo sull’operato e eventuali sanzioni economiche, che in un mercato globalizzato inevitabilmente si ripercuoteranno anche su di noi, come ci ha insegnato la guerra in Ucraina.

Se siete neutrali in situazioni di ingiustizia, avete scelto la parte dell’oppressore. Se un elefante ha la zampa sulla coda di un topo e voi dite che siete neutrali, il topo non apprezzerà la vostra neutralità. Desmond Tutu

Parlatene allora.

 

Foto di Craig Melville, Unsplash