Sostengo che entrambe siano accomunate dall’obiettivo culturale di ri-politicizzare, sebbene con strumenti e linguaggi diversi, la ricostituzione del binomio mente – corpo, restituendo a entrambe libertà e dignità nell’interrelazione continua in Laing e nella separazione che aspira a divenire reciproco ed esistenziale riconoscimento in Kundera.

Ibridando i due approcci proposti in una sorta di continuum, potremmo renderci conto di quanto oggi si scontrino – anche in maniera violenta – due tensioni. La prima è quella rivoluzionaria ed emancipatoria che sfida quella omologante e conformista: questo genera negli individui pressioni e insoddisfazione che rischiano di produrre malesseri psichici che, a prescindere dalla loro elaborazione, possono venire a galla nel soma.

I corpi sono manifesti, possibili territori politici di rivendicazione per tutte quelle soggettività che tentano, in piazza come sui social, di portare istanze attraverso le proprie voci, le stesse, che per troppo tempo sono state espropriate e/o strumentalizzate mediaticamente e politicamente, dall’opinione e dal dibattito pubblico. Le stesse che fanno ancora fatica ad avere la garanzia di poter prendere liberamente le decisioni che riguardano quei loro corpi.